Liceo Classico D'Azeglio - Biblioteca Leone Ginzburg

Liceo Classico D'Azeglio - Biblioteca Leone Ginzburg

Fondo Storico

La biblioteca Leone Ginzburg si è formata nel corso di più di un secolo, continuamente alimentata da nuove acquisizioni, anche provenienti da donazioni private, come il fondo Zini, che costituiscono una testimonianza dell’evoluzione della cultura italiana dall’inizio dell’Ottocento sino ad oggi.

Una biblioteca esistette sin dai primi anni di vita dell’Istituto (nei primi verbali delle riunioni dei Professori, risalenti al 1860, si menziona l’elezione del primo bibliotecario e si propone l’acquisto del Forcellini, dizionario della lingua latina in quattro volumi, che fanno parte tuttora del patrimonio della biblioteca) e con esso crebbe e si trasformò: ne sono una testimonianza i vari volumi che presentano la dicitura «Collegio di Porta Nuova» e «Real Ginnasio Monviso», i nomi che la scuola ebbe a partire rispettivamente dal 1831 e dal 1860, fino al 1882, quando fu fondato il Liceo cui venne riunito il Ginnasio e l’Istituto acquisì il nome Massimo D’Azeglio.

Accanto alla biblioteca ufficiale, quella dei professori, negli anni gloriosi del D’Azeglio, a partire dalla prima metà degli anni ’20, si sviluppò, per iniziativa del prof. Augusto Monti, docente di italiano e latino nel corso B, una biblioteca studenti, che divenne presto un importante luogo d’incontro e di scambio di idee; lo stesso Monti ricorda di aver conosciuto lì Leone Ginzburg, studente nella sez. A, che collaborava al «settimanale servizio di biblioteca», al quale poi presentò il proprio allievo Cesare Pavese. I verbali dei Consigli dei professori di quegli anni fanno ripetutamente riferimento alle due sezioni della biblioteca e agli stanziamenti finanziari necessari per incrementare le dotazioni librarie: tra le iniziative più curiose vi è per esempio la proposta di tenere in biblioteca pubbliche letture aperte alla cittadinanza a pagamento, riservando metà del ricavato alla cassa scolastica e l’altra metà alla biblioteca; inoltre viene stabilito di far pagare una tessera d’iscrizione alla biblioteca di 5 lire per gli studenti del liceo e di 1 lira per quelli del ginnasio. Monti fu nominato responsabile delle due biblioteche per vari anni, finché rinunciò all’incarico, divenuto troppo gravoso.

Per la sua lunga storia e per la presenza di vari documenti di particolare interesse storico e bibliotecario, la biblioteca del D’Azeglio offre un’occasione straordinaria per approfondire, in modo non scolastico, alcuni momenti importanti dell’evoluzione culturale e della storia italiana, in particolare tra Ottocento e prima metà del Novecento.

Pur non potendo vantare un ricco patrimonio di libri di rilevante valore antiquario, al pari di altre scuole che hanno ereditato i fondi di istituzioni preesistenti, la biblioteca possiede vari testi antichi, tra cui tre cinquecentine,  alcune secentine e vari testi del Settecento, anche di grande formato con incisioni, come le Antiquitates Italicae di Ludovico Antonio Muratori, in sei volumi, edito a Milano nel 1738, un’edizione del Petrarca, Rime, Venezia 1741, all’interno del quale è inserito un fascicolo pubblicato a Padova nel 1549, che riporta il resoconto dell’incoronazione di Petrarca in Campidoglio, un Missale Romanum, Venezia 1758, la Recherche de la verité, di N. Malebranche, edito a Parigi nel 1772.

Più nutrita è la presenza di volumi risalenti all’Ottocento e ai primi anni del Novecento, tra cui varie prime edizioni ed edizioni rare. 

Di particolare interesse è la raccolta di dizionari, dizionari nciclopedici, vocabolari bilingui, che possono offrire molteplici spunti per iniziative didattiche o per studi in campo linguistico: tra i numerosi dizionari della lingua italiana, che coprono tutto l’arco dell’Ottocento, ricordiamo l’Ortografia enciclopedica universale della lingua italiana, in quattro volumi, Venezia 1825; tra i dizionari bilingui si segnalano Il Gran Dittionario Reale Tedesco-Italiano del Sig. Mattia Kramer (Cramero), in 3 volumi, edito a Norimberga nel 1724, il Grand Dictionaire français-italien, Napoli 1835 e il Gran Dizionario Piemontese-Italiano, Torino 1859 e, per le lingue classiche, il Lexicon Manuale Greco-Latinum et Latino-Graecum, Lipsia 1827. Ottocentesche sono inoltre molte edizioni di classici latini e greci, provenienti in gran parte dall’estero, da Parigi, da Oxford, da Lipsia. 

Ancora da Lipsia proviene anche un’interessante collezione di otto stampe di grande formato, risalenti alla fine del XIX secolo, che ora, esposte alle pareti della biblioteca, hanno ritrovato la loro funzione originaria. Le stampe rappresentano vari aspetti del mondo classico (armi, monete, abbigliamento, elementi architettonici e maschere teatrali) e testimoniano non solo lo scrupolo filologico e il gusto estetico, ma anche l’immagine dell’antichità propri di certi ambienti culturali di fine secolo.

Un particolare percorso all’interno della biblioteca potrebbe partire dalle pubblicazioni del libraio-tipografo-editore Giuseppe Pomba. Nato a Torino nel 1795, figlio di un libraio, Pomba fu una figura particolarmente rappresentativa del mondo culturale e imprenditoriale torinese dell’Ottocento: simpatizzante liberale, editore in Piemonte dei più importanti autori contemporanei (Manzoni, Balbo, Pellico, D’Azeglio), ma anche di collane di classici greci, latini e italiani, consigliere  comunale a Torino dal 1848, fondatore della UTET nel 1854, svolse un’importante opera di divulgazione culturale che culminò con la proposta dell’istituzione di una pubblica Biblioteca civica, inaugurata nel 1869. Delle pubblicazioni di Pomba la biblioteca possiede oltre cento volumi della Collectio Latinorum scriptorum cum notis, a cura di C. Boucheron, professore di eloquenza greca e latina all’Università di Torino. La collezione, iniziata nel 1818, costituì il primo esempio in Piemonte di edizione annotata, destinata espressamente al mondo della scuola e fu messa in vendita a prezzi contenuti e con un sistema di sottoscrizione per cui gli acquirenti si impegnavano a completare la raccolta, pagando i volumi via via che venivano pubblicati. L’iniziativa rappresentava una coraggiosa innovazione, che però non trovava un adeguato riscontro nella qualità del prodotto, almeno a giudizio di Giacomo Leopardi che in due lettere ne criticò lo scarso rigore filologico.

Pochi anni dopo, nel 1828, Pomba diede inizio alla stampa della Biblioteca popolare, ossia raccolta di opere classiche italiane e di greche e latine tradotte a modico prezzo, di cui la biblioteca possiede diversi volumi, interessanti non solo per i contenuti, ma anche per la scelta tipografica di un formato piccolo e di materiale cartaceo di modesta qualità, che, unitamente al prezzo, li rendono paragonabili agli odierni tascabili e che testimoniano l’impegno dell’editore nella diffusione di una cultura alta a fasce della popolazione che fino a quel momento ne erano rimaste escluse.

Del patrimonio storico della Biblioteca fanno parte anche i circa 3.000 volumi del fondo Zini, uno straordinario patrimonio donato al nostro liceo dalla famiglia del prof. Zino Zini, docente di filosofia nella sezione A negli anni ’20-’30.

Trattandosi di una biblioteca familiare, raccolta da più generazioni nel corso di parecchi decenni, la biblioteca rispecchia, nel suo complesso, gli interessi culturali e professionali di una famiglia di intellettuali della fine Ottocento - inizio Novecento. 

Il fondo Zini contiene circa duecento volumi antichi, tra i quali alcuni testi del Seicento e del Settecento, come Gli avanzi delle Poste del sig. Carlo Celano, pubblicato in Venezia nel 1677 e la Guida Pratica dei Confessori, Venezia 1778, numerosi romanzi e saggi dell’Ottocento, sino a testi di divulgazione anche spicciola, come Il libro per tutti (Firenze 1891), singolare e piacevolissimo repertorio di informazioni utili per la vita domestica, corredato da inserti pubblicitari dell’epoca.

La parte del fondo più interessante e più direttamente legata alla storia dell’Istituto è quella che risale allo stesso prof. Zino Zini e a suo nipote Carlo; la ricostruzione della proprietà dei singoli volumi è resa possibile in molti casi dall’abitudine di annotare sul frontespizio nome del possessore, data e talora altre informazioni. Carlo fu compagno di scuola di Massimo Mila, nella sez. B del professor Augusto Monti, e amico di Norberto Bobbio, suo coetaneo e allievo dello zio nella sezione A (come Leone Ginzburg), e di Cesare Pavese, che era più anziano di un anno.

Esplorando questi volumi, è possibile fare scoperte emozionanti, come le dediche autografe di Cesare Pavese, Franco Antonicelli, Norberto Bobbio (‘Bindi’) su volumi donati al prof. Zini e al nipote Carlo, ma soprattutto possono ricostruire alcune interessanti vicende editoriali.

Tra queste particolarmente significativa è l’avventura della «Biblioteca Europea», la collana dell’editore Frassinelli diretta da Antonicelli, della quale sono presenti nel fondo Zini vari volumi  pubblicati nella prima metà degli anni ’30, tra cui L’armata a cavallo di Babel (il primo della collana), Moby Dick di Melville, Riso nero di Anderson e Dedalus di Joyce, gli ultimi tre tradotti da Cesare Pavese; questi testi sono impreziositi da copertine molto originali, alcune curate da Mario Sturani, compagno in ginnasio di Pavese e suo grande amico. Dalle Lettere di Pavese è possibile ricostruire la storia di alcune di queste pubblicazioni e in particolare la travagliata vicenda della traduzione di Moby Dick, prima proposta a Treves-Treccani-Tumminelli, poi pubblicata da Frassinelli nel 1932.

Tra i volumi del Fondo Zini si trovano inoltre alcuni testi pubblicati dalla casa editrice De Silva, un’avventura editoriale di Franco Antonicelli, importante anche se durata pochi anni: in particolare, la Guida a Dante di Umberto Cosmo, il professore di italiano e latino della sezione A, di cui Antonicelli fu allievo e, per breve tempo, supplente, e soprattutto la prima edizione, con sovracopertina originale, di Se questo è un uomo di Primo Levi, pubblicata in 2.500 esemplari dalla De Silva nel 1947 (nella collana Biblioteca Leone Ginzburg…), dopo che il dattiloscritto era stato rifiutato da Einaudi. 

La prima edizione (che diverge in alcuni punti, in particolare all’inizio), da quella poi pubblicata da Einaudi nel 1958, è una delle edizioni italiane più rare del Novecento, molto ricercata anche sul mercato antiquario internazionale. Di questa edizione del libro di Primo Levi (anch’egli ex allievo del liceo), la biblioteca possiede anche una seconda copia, in condizioni più precarie, scoperta per caso una ventina d’anni fa tra i libri che un tempo facevano parte delle vecchie biblioteche di classe.

Uno tra i tesori più preziosi della biblioteca leone Ginzburg è stato scoperto per caso solo in tempi recenti.

Si tratta di Foglie d’erba di Walt Whitman, nella prima traduzione italiana di Luigi Gamberale, edita da Sandron nel 1907. Nulla di particolarmente prezioso, in apperenza. Si deve alla professoressa Mariarosa Masoero, direttrice del Centro Interuniversitario per gli Studi di letteratura Italiana in Piemonte "Guido Gozzano - Cesare Pavese”, grande esperta di Pavese e della sua grafia, la scoperta (nel capitolo Partendo da Paumanok) di  numerose annotazioni manoscritte a matita da Cesare Pavese, che negli anni del Liceo al D’Azeglio frequentava molto la biblioteca gestita dal suo professore Augusto Monti.

Di recente acquisizione infine il Fondo Lavagno, che comprende una interessante collezione ottocentesca di feuilleton illustrati di grande formato e di testi di fisiologia e igiene di Paolo Mantegazza e altri medici della seconda metà dell'Ottocento.